In occasione del Festival della Lentezza, giunto alla IV edizione, abbiamo assistito ad un interessante intervento di Erri De Luca.
Nella magica cornice della Reggia di Colorno (PR), sabato 16 giugno il celebre poeta e scrittore (in) italiano (“in” è per sua stessa definizione) ha presentato il monologo “Il coltivato e il raccolto”; in un’ora di parole Erri ha lasciato il segno donando innumerevoli spunti di riflessione al vasto pubblico presente.
Lo scrittore ha esordito lodando la montagna (sua grande passione) per poi deviare verso temi più delicati e recenti quali la prigionia (citando il celebre Nazim Hikmet) e la guerra nei Balcani (recitando versi del poeta bosniaco Izet Sarajlic); Erri ha ricordato le sofferenze della madre durante il secondo conflitto mondiale, tracciando un parallelismo con quando fu spedito, nel 1999, in Ex Jugoslavia: la conclusione dell’Artista è stata che chi è stato invaso da una guerra non è paragonabile con chi ha partecipato ad una situazione difficile (come i bombardamenti del ’99) solo per poco tempo e come volontario.
Hanno completato lo spettacolo i commenti di Erri sui testi sacri ed una parentesi sull’immigrazione …con qualche “consiglio pratico” su come vincere la diffidenza e la paura verso l’altro (temi scottanti per l’Italia di questi giorni).
Erri De Luca, napoletano e classe 1950, ha pubblicato numerosi libri spaziando fra romanzi, teatro e poesia. Per chi non lo conoscesse ma volesse entrare nell’atmosfera intensa e soffusa di alcuni suoi versi, consiglio di ascoltare “Mamma Emilia” al link che si apre clickando sul titolo.
(Testo dell’articolo e fotografia di Giorgio Montanari.
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