«Ti piacerà, c’è molta musica fra quelle pagine»: in questo modo l’autore, William Bavone, mi presentò “Play”. Stavamo sorseggiando insieme una birra fresca: come potere resistere all’acquisto del suo romanzo d’esordio? Recatomi sul sito della casa editrice umbra Bertoni Editore (www.bertonieditore.com) mi assicurai, quindi, una copia del nuovo libro di William (salentino di nascita, parmigiano di adozione).
L’intreccio si sviluppa sull’incontro fra i due personaggi principali: Davide ed il suo vicino di casa.
Davide è un liceale, così immerso nel mondo della tecnologia che i social network lo rendono estraneo alla vita reale e lo catapultano in mondo virtuale. Il suo dirimpettaio, ribattezzato solo “il Vecchio”, è un pensionato con la spiccata passione della musica.
Il loro equilibrio si gioca sulla reciproca conoscenza, iniziata in maniera casuale ma sviluppatasi con costanza e curiosità. Il fil rouge è la Musica che qui, per mezzo dei due protagonisti, assume il duplice ruolo di “insegnante” e “scolara”.
Per non privarvi del piacere della lettura ovviamente non racconterò altro in merito alle vicende, bensì mi soffermerò su alcune sensazioni che il testo mi ha donato. La scrittura è abbastanza scorrevole, i capitoli brevi, la forma semplice e comprensibile (ogni tanto spolverata da registri linguistici più complessi, specie se usciti dalla bocca del Vecchio). Impreziosito dalle citazioni di brani leggendari (da “Free Bird” a “La Locomotiva”, da “Hallelujah” a “Father And Son”), il romanzo è un piacevole pretesto per conoscere due persone che, come tante, diventano amiche, si apprezzano ed imparano qualcosa l’una dall’altra.
Già noto per avere pubblicato cinque saggi di geopolitica, nella primavera 2018 William Bavone pubblicherà il secondo romanzo, “Papillon catalano e oro cileno”, scritto a quattro mani con Roberta Busacca.
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